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Di che cosa ci occupiamo e come?

Aree di intervento:

  • Difficoltà relazionali

(disagio legato situazioni di conflitto, difficoltà ad autodeterminarsi nel proprio contesto di vita quotidiano, paura del giudizio altrui, gestione della propria aggressività nella relazione con l’altro)

  • Eventi di vita stressanti e situazioni di crisi

(elaborazione di lutti e di malattie,  cambiamenti legati alle fasi evolutive di vita, come l’adolescenza, l’anzianità, il cambio di lavoro, il pensionamento)

  • Problematiche genitoriali

(come comunicare con i propri figli, difficoltà nel convergere con il proprio partner a una visione educativa comune dei figli, come affrontare le tappe di crescita significative)

  • Problematiche familiari

(difficoltà a tracciare i confini e rispettare i ruoli familiari e le autonomie, i limiti e le risorse di ciascun componente)​

  • Crisi di coppia e sostegno nella separazione

  • Disturbi del comportamento alimentare

(anoressia, bulimia, sovrappeso, obesità, binge eating , ecc.)

  • Disturbi di interesse psicologico e psichiatrico

(ansia, depressione, fobie, sintomi ossessivi e compulsioni, attacchi di panico, ritiro sociale, ecc.)

  • Supporto a chi si prende cura di persone fragili

(malattie invalidanti, croniche, degenerative, disabilità)

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Il primo colloquio ...

... è il primo incontro, il primo contatto tra due persone, fino a quel momento,  sconosciute.

 Da una parte, c'è un individuo che, in un momento preciso della sua vita, riconosce il bisogno di fare una richiesta d'aiuto. Dall'altra, c'è un professionista della relazione, intrapsichica ed interpersonale,   che accoglie la domanda e la esplora, in maniera competente,  minuziosa, ma non giudicante.

La finalità dei primi colloqui è quella di delineare una visione d'insieme della persona e della  situazione specifica di sofferenza, che, non più compatibile con una serena quotidianità,  sollecita la richiesta di intervento psicologico.  

Questa fase conoscitiva è molto importante non solo come indagine "tecnica" preliminare ad un'eventuale  prosecuzione terapeutica, ma anche come primo momento di contatto umano. Come in ogni incontro , entrano in gioco elementi legati alla propria soggettività, sensibilità e storia personali, che contribuiscono al farci sentire più o meno disposti ad aprirci all'altro, ad affidargli la propria intimità, ad ascoltarlo attivamente. Compito del professionista è riconoscere i propri ed altrui movimenti soggettivi ed utilizzarli consapevolemente nel lavoro relazionale. 

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La presa in carico 

...e il viaggio cominci...

Una volta terminata l'iniziale fase di incontro, conoscenza, valutazione, una volta presi accordi circa le modalità in cui si espleterà il rapporto terapeutico (orari, tempi, obiettivi, compenso economico) si parte...per un viaggio , dentro di sè e tra sè e l'altro...

Sarà un'esperienza esplorativa, fatta di tappe, avanzamenti e ritiri: alla spinta a modificare quel quid che non funziona e provoca sofferenza, si alternerà la paura del cambiamento stesso. I  nuovi scenari, che si aprono attraverso il conseguimento di nuove consapevolezze, sono al tempo stesso desiderati e temuti.

La relazione terapeutica  accompagnerà, affidabilmente, in territori incerti e sconosciuti, i passi,  che , durante il viaggio, si faranno più sicuri e creativi. 

Il riconoscimento di bisogni, desideri, emozioni,  risorse (cognitive, relazionali) e limiti, caratterizzerà un nuovo approccio al sé e agli altri, volto a recuperare un certo grado di benessere, compromesso da eventi stressogeni, crisi evolutive o sintomatologia attiva. 

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